Come risultato dei tagli governativi ai trasferimenti agli enti locali, i Comuni della Bergamasca da settembre a fine anno dovranno rinunciare a circa sei milioni e mezzo di euro (il solo comune di Bergamo a 850.000 €). Questo significa che essi, già gravati da pesanti tagli statali negli ultimi anni, dovranno tirare ulteriormente la cinghia e di conseguenza farla tirare ai cittadini, diminuendo i servizi erogati o aumentando le imposte locali.

Troppo spesso leggo articoli roboanti che parlano di “pesanti” sprechi degli enti locali e di “ingiustificati” aumenti delle imposte comunali, come se il tracollo del nostro Paese dipendesse esclusivamente da qualche partecipata dei Comuni e non da corruzione, grandi opere inutili, ministeri elefantiaci, missioni militari assurde.

Gli sprechi esistono eccome anche nella gestione degli enti locali, ma ancora una volta invece di individuarli ed eliminarli, il Governo ha provveduto a tagli lineari mettendo tutti sullo stesso piano, senza differenziare tra chi negli anni ha gestito i soldi pubblici con rispetto e parsimonia e chi ha sprecato senza limiti magari avvalendosi pure dell’intervento statale per il ripianamento dei debiti.

Aumentare le competenze degli enti locali e tagliare loro i trasferimenti significa strangolarli, e insieme a loro strangolare i cittadini, buttandogli addosso colpe che spesso non hanno per cercare di distogliere l’attenzione da uno Stato corrotto e sprecone.

Altro che autonomie locali, queste non esistono più: se aumenti a qualcuno i compiti da svolgere ma gli riduci i fondi, difficilmente avrà margini decisionali e potrà essere incisivo.

Nella mia breve esperienza da Portavoce ho avuto l’opportunità di conoscere diversi sindaci, ho imparato a stimarne alcuni per quello che fanno e altri meno, ma posso dire che spesso lo fanno per passione, per quattro soldi e senza sosta, qualcosa che i giornali non dicono e che a mio avviso dovrebbero imparare a raccontare.

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